Come ogni anno, lunedì 11 il Corpo dei Piloti di Livorno ha organizzato presso
lo Yacht Club la cena di Natale. Un’occasione per ritrovarsi con le famiglie, gli
amici, piloti e pilotini. Un misto di come eravamo e del tempo che verrà,
condito da aneddoti raccontati tra un risotto ai funghi, uno gnocchetto di
scampi e da qualche bicchiere con le bollicine. Piloti che sono in pensione da
tempo e che rispondono sempre presente. Conduttori esperti o appena arrivati
(a proposito, vogliamo ringraziare qui i gli ultimi tre che hanno appena
raggiunto la pensione, Pino, Gianni e Giacomo? Grazie del vostro lavoro,
della pazienza, di averci fatto tornare ogni volta a casa con le ossa tutte
intere). Franco, Rosa e Carolina, che gestiscono la parte economica e
amministrativa. E Teresa che riempie la casa. Poi gli amici, i figli, i nipoti e i
nipotini. I Piloti giovani, con i loro bambini dagli occhi stupiti di
ricevere i regali dal vero babbo natale (grazie Vito), I Piloti un po’ più grandi,
quelli con i figli che bambini non lo sono più, ma tu te li ricordi com’erano e
guardandoli ti senti strano. E quelli con l’età ancora un po’ più su, che se non
sono nonni poco ci manca. Una bella serata, di spirito.
Quest’anno, per l’occasione, abbiamo provveduto a consegnare anche le
tradizionali medaglie ai piloti che più recentemente hanno lasciato il servizio.
Non tutti erano presenti ovviamente, perché ognuno poi ha i propri impegni e
le proprie sensibilità ma, per fortuna, il nostro mondo di Piloti non ha porte che
si chiudono ma solo ventose imboccature. E una coppia storica non ha voluto
mancare.
Erano presenti Guido Mozzino e Gianni Molinari. Trent’anni, più o meno, a
scorrazzare per Darsena e Canale. A Livorno, quando due persone sono
spesso associate, si usa l’appellativo di due anime in un nocciolo. E i due sono
stati, agli occhi di tutti quelli che sono entrati nel Corpo negli anni successivi, il
calzante esempio di quel detto. Vuoi per essere entrambi due liguri o per avere
le medesime iniziali del nome e cognome o chissà per quale arcano motivo,
ovunque li trovavi assieme. Parlando in dialetto tra loro anche per radio (e
spesso, fidatevi di chi li ha vissuti, oltre a non far comprendere niente a chi
non mastica l’idioma della Lanterna, riuscivano a non capirsi neanche tra di
loro). Diversi per tanti aspetti, altrettanto simili per altri. Personalmente da loro
ho rubato molte cose utili per cercare di fare bene questo strano mestiere, e
anche qualcuna che è meglio non fare (ma state sereni, non dirò quale
nemmeno sotto tortura anche se adesso prima di aprire una bottiglia di
spumante guardo di evitare il lampadario). Ma più di tutte di entrambi ho
apprezzato la capacità di rendere leggere anche le giornate più difficili. Quella
di rammentare a tutti che il lavoro va fatto bene, con attenzione. Ma si può fare
con un sorriso, liberi di lasciare sul campo una battuta o uno scherzo,
consapevoli del privilegio di avere qualcuno a fianco che condivide il tuo
spirito. Quindi a nome di tutto il Corpo dei Piloti, vi diciamo GRAZIE.
a cura del Com.te Castellani F.